Ed è proprio lui, Ryder Hesjedal (in foto in alto), canadese, ad aggiudicarsi il "Trofeo Senza Fine" (in foto in basso) del Giro d'Italia 2012, nessun pronostico lo dava come possibile vincitore del giro, nè tantomeno sul podio e nemmeno fra i primi dieci, insomma un'autentica sorpresa quella del corridore della Garmin-Barracuda (squadra nel quale Hesjedal corre), segno tangibile di come il ciclismo sia forse uno dei pochi sport dove dare tutto per scontato e già scritto è l'errore più grande che si può fare.
La vittoria è giunta dopo la cronometro finale di oggi, di 29 km a Milano, dove Hesjedal con 31'' di ritardo su Joaquin Rodriguez (Spagnolo del Team Katiusha) ha guadagnato proprio nella cronometro finale 48'' sul corridore spagnolo vincendo il giro con 16'' di vantaggio.
Al terzo posto del podio Thomas De Gendt (Belga del Team Vacansoleil) a 1'39'', podio conquistato praticamente nella tappa di ieri quando ha guadagnato 4' sulla maglia rosa rientrando nelle posizioni che contano e coronando il tutto nella cronometro di oggi scavalcando in classifica Michele Scarponi (Lampre ISD), primo degli italiani a 2'05''.
La maglia azzurra del miglior scalatore va a Matteo Rabottini, abruzzese del team "Farnesevini-selle Italia" con 88 punti, maglia rossa della classifica a punti che vede il velocista Mark Cavendish (Team Sky) beffato dallo scalatore Joaquin Rodriguez (Team Katiusha) secondo della classifica generale,139 per lo spagnolo contro i 138 del velocista britannico, maglia bianca del miglior giovane a Rigoberto Uran (Team Sky).
Ed ora alcune considerazioni personali su questa edizione del giro:
Strameritata la vittoria di Ryder Hesjedal, dopo la sorpresa ha tenuto sulle grandi montagne ai poveri attacchi tentati dagli uomini di classifica tanto attesi (Scarponi, Basso, Rodriguez), ma proprio questi ultimi, specie i due italiani, hanno percorso un giro scialbo, senza coraggio e senza sprezzo del rischio e del voler conquistare la corsa a qualsiasi costo anche rischiando di uscire di classifica ma avendoci provato, l'unico ad aver voluto veramente provarci è stato il giovane Thomas De Gendt con una fuga nella penultima tappa che alla fine gli ha permesso di guadagnare il terzo posto del podio quando ormai praticamente fuori dai primi dieci in classifica.
Ed ora i giudizi finali:
Onore e merito ad Hesjedal e De Gendt, gli unici che forse hanno corso il giro con merito e voglia.
Onore ai compagni di squadra di Basso come Agnoli, Caruso e Capecchi che forse ci han creduto più del capitano stesso.
Onore e merito ha chi ha tentato le fughe da lontano quasi ogni giorno (Kaizen, Kaiser, Rabottini, Amador, De Marchi) solo per fare qualche nome.
Onore a chi nonostante sia arrivato ultimo ha concluso il giro con dignità (Miguel Minguez del Team Movistar) a più di 5 ore dal canadese.
Delusione da Scarponi che timidamente ha cercato di far qualcosa ma senza quel coraggio che un vero vincitore deve avere.
Delusione da Basso che ha spremuto la sua squadra fino al midollo ma non ha attaccato neanche per 10 metri.
Delusione da chi doveva vincerlo questo giro d'Italia da italiano ma ha lasciato meritatamente lo spazio a chi se lo è davvero guadagnato.
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